martedì 9 novembre 2010

INCIPIT

Sicchè come per paradosso, proprio lei che da sempre pensava che mai e poi mai si sarebbe impantanata in un amore che non le spettava e che mai le  sarebbe appartenuto, proprio lei si innamorò di un uomo che aveva mille donne magari non tra le mani ma nella testa tra cui la mamma, le amiche di sempre, le sue pazienti , la moglie che non si capiva bene che ruolo avesse, una zavorra forse , un punto fermo a cui tornare quando tutto il resto veniva inghiottito dalla quotidianità e si dissolvevano i transfert e i controtransfert e la mamma finalmente taceva e gli ambulatori chiudevano e le amiche tornavano al loro posto come pedine su una scacchiera e allora lui tornava, insoddisfatto ma sempre tornava e pensava che poco più in là avrebbe potuto ipnotizzare col suo sguardo lo sguardo di un'ingenua commessa che forse non aspettava altro di essere ipnotizzata non certo da un principe azzurro ma nemmeno da un amore che non le apparteneva e che non sarebbe mai stato suo. Ma i giorni passavano e le sere anche quelle dopo che lui era passato per il solito saluto e poi il solito abbraccio e poi il solito bacio. E lei si perse dentro a tutte queste sere aspettando che la sera arrivasse fin dalla prima luce del giorno . e allora capì che era amore e che non sarebbe stato facile scacciarlo neanche quando scoprì del di lui male e della sua vita non vita, come lui la chiamava, e decise che sarebbe andata fino in fondo anche se non sapeva quanto fondo sarebbe stato il fondo perchè scendere con lui glielo faceva sentire Suo anche se Suo non era. Fino a quando si accorse che stava scendendo da sola perchè lui stava sempre un pezzo più avanti e lei dietro , sola, a rincorrerlo o ad aspettarlo quando si sentiva persa ed era in quei momenti che avrebbe voluto dirgli Basta insieme a te non ci sto più ma più ci pensava e meno trovava il coraggio di farlo e adesso  che finalmente era a lui a dirle basta si sentiva come a mezz'aria, le gambe inesistenti non rispondevano ai comandi e una confusione mentale e una spossatezza dell'anima, quella di lui, tanto  che di nuovo riusciva a comprendere il significato di quella parola, così paradossalmete splendida tanto che avrebbe voluto  chiamarsi così.  Disperazione
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11 commenti:

  1. "Come quella parola così paradossalmente splendida che avrebbe voluto chiamarsi così: disperazione." Solo una donna avrebbe potuto scrivere una cosa così intensa.

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  2. Carlotta, ieri ti stavo per telefonare. Ero andata in palla con i compiti di matematica di mio figlio, poi però mi sono ripresa...fiuuu'...:)

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  3. è tutto così tranquillo di qua... mi da un senso di pace (ne ho bisogno in questo periodo), perciò abbi pazienza... per il momento se avrò voglia di scrivere, lo farò qui

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  4. un amore mai stato e che mai sarà. però come sembrava vero....

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  5. beddra, scancellami dall'elenco blog e poi reinseriscimi, ché voglio vedere il tuo avatar nel mio blog, non quella faccina grigia anonima! (dalla bacheca vai in "gestione blog che seguo", dì che non mi vuoi più e poi rivuoglimi di nuovo:)

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  6. no sto ferma che non ho ancora capito niente qui dentro!! e poi non sono altro che un fumetto grigio..;)

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  7. impegnati che ce la puoi fare (se ci son riuscita io... hai visto che ho pure cambiato l'ora?)

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