venerdì 7 dicembre 2012

ritorni

E poi arriva lui. uno che non è nemmeno bello. uno che così ne trovi a iosa e tu sei andata a prenderlo in culo ai lupi. e non brilla pure d'intelligenza ( che a me quelli intelligenti mi fanno sangue pure se non sono belli) e t'accorgi che trent'anni non son bastati a niente. che non è vero che si cambia e che nemmeno si cresce; ci si amplifica semmai, si cambia la cassa di risonanza ma la musica ...
rimane la stessa.
Non voglio essere tua amica. Chissenefrega. Ho quindici anni e tutta la vita davanti e pure un biondino stronzo che mi aspetta alla stazione. Il tempo scivola via, veloce, non lascia neppure la scia. Cala il siparia su quello che siamo state. Ciak, si gira. La pellicola cambia. i protagonisti anche. si viaggia su strade parallele. non ci si incontra mai. Due storie diverse, due donne diverse, ognuna con i propri dolori e le proprie gioie mai condivise, mai che ci fosse passato per la mente di sapere che fine avesse fatto l'altra. Non voglio essere tua amica. Una frase molto semplice. Un concetto chiaro , neanche tanto difficile da accettare. C'è tutto un mondo intorno (che gira ogni giorno...) ma come sempre quando il destino ci mette lo zampino...TRACK...ti ritrovi trent'anni dopo a cazzeggiare su facebook e ti senti trascinare come dentro a un vortice e ti passa tutta la vita davanti , quello che è stato, che non è stato e che avrebbe potuto essere se a quel non voglio essere tua amica avessimo posto rimedio. Chissà come sarebbe stato... Se solo fosse stata amicizia vera... di quelle che quando all'improvviso arriva lui, che non è nemmeno bello ( e non venitemi a dire che de gustibus... ma per favore....) non cambia nulla. Ma forse io sto farneticando. é la febbre che sta salendo, la testa mi fa bum bum e penso che forse non voglio essere tua amica ma tu dimmi che non muori e che posso mandarti affanculo ancora per i prossimi trent'anni. giusto per recuperare quelli che abbiamo perduto.

sabato 18 giugno 2011

ma dov'era poi il Padre Nostro?

è che ogni volta che lo vedeva si ricordava di lei bambina nascosta dietro un minuscolo banco a pregare Dio o chi per esso che almeno quel giorno la maestra dagli occhiali grandi e gli occhi piccoli le rispiarmiasse l'ennesimo problema da risolvere, solo lei, a fottersi l'intervallo tra dati e divisioni e la risposta che doveva essere una anche se le domande erano due e ancora adesso si domanda che senso avesse ma una risposta non c'è. Un pò come la storia del P greco che il risultato non cambia ma i fattori si e vallo a capire. E intanto c'era Silvia che faceva la pipì sotto il banco e non si fa mica la pipì sotto il banco, no che non si fa, ma che vergogna ...! E i manifesti del PC attaccati al muro e le scritte fasciste...quelle del vento che soffia e la fiamma lunga lunga. E noi che si scendeva e si saliva quelle scale di sasso, in fila per due e guai a rompere la fila che mica siete pecore. E invece si. Eravano pecore. E ci hanno sacrificati tutti.

sabato 19 marzo 2011

vite

Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole è un solo ritornello o forse Alice sta tra un piano e l'altro e osserva, osserva Agnese al quarto piano che si guarda nello specchio e accende un'altra sigaretta. Forse Alice sono io ma non credo perchè io non amo i gatti anche se un giorno lo sposo è impazzito e ha detto io non ci sto più . Potrei essere Agnese se solo non avessi smesso di fumare ; in compenso c'è Cesare di fianco a me che fuma come un turco e l'ingresso di casa mia sa di fumo ma non mi importa, mica vivo all'ingresso io e intanto Cesare è rimasto solo ma non aspetta il suo amore  ballerina perchè tanto sa che non tornerà: le è venuto un ictus e se ne è andata lasciandolo pochi anni dopo il matrimonio. Si erano conosciuti in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Il giorno in cui lei era partita era rimasto un silenzio assordante nel condominio. Le grida, le bestemmie, le craniate contro il muro erano cessate e finalmente si poteva dormire. Quando torno' si portò appresso Lui e vissero felici e contenti per un paio d'anni, forse tre fino a quando non arrivo' l'ictus che la riporto' nell'inferno dal quale era tornata o forse in un mondo migliore o più verosimilmente da nessuna parte.
Fatto sta che dietro ogni porta c'è una vita e dove c'è una vita c'è sempre una storia.
Forse Alice sta al primo piano. Vive sola in una casa enorme dopo che le sono morti tutti e le è rimasto solo il figlioletto mentre il marito ha pensato che tutto sommato stava meglio al paese suo e ci è tornato e tanti saluti e baci .
Le due zitelle del secondo piano non si vedono quasi mai, escono al mattino e tornano la sera. Fanno la spesa all'Esselunga il sabato pomeriggio e passano le domeniche in pigiama che tanto poi c'è davanti tutta la settimana per vestirsi e andare al lavoro.
Per il centocinquantesimo dell'unità d'Italia ha piovuto tutto il santo giorno . La mattina mi sono infradiciata girando per il mercato , cercando invano un paio di jeans e ravanando tra borse e scarpe di qualità scadente che poi , strano ma vero, ho deciso di non comprare. Sono tornata a casa trascinandomi stancamente sulle  gambe. Il bruciore alla gola andava sempre più peggiorando e anche l'intestino dava cattivi segnali. Ho mangiato controvoglia non ricordo cosa e mi sono messa a letto.
Quando mi sono svegliata, nel tardo pomeriggio, ho acceso il televisore . Su Rai movie davano un film sul famoso poeta anglo-americano Thomas S. Eliot.  La solita storia dei poeti dannati ma più che dannato mi è parso un grandissimo figlio di buona donna. Lui e i suoi sensi di colpa che si trasformavano in versi bellissimi mentre la di lui moglie invecchiava e moriva sola e dimenticata dal mondo dentro un ospedale psichiatrico perchè ritenuta troppo estrosa , troppo irruente schizzata ed invandente ed invasiva, un tantino eccentrica fors'anche un tantino scomoda per un poeta con una reputazione da difendere e allora meglio rinchiuderla e sparire dalla sua vita tra sensi  di colpa certo, grandissimi sensi di colpa. Dio solo sa quanto deve aver sofferto il caro T. S. Eliot mentre sfornava liriche a raffica e si faceva un nome , una carriera, un posto nella storia.
Clap, clap, clap. Applausi a non finire mentre lei moriva sola; mai una visita, nemmeno una lettera.
Ma così va il mondo. Siamo tutti poeti e abbiamo un cuore immenso e lo mettiamo bene in evidenza nero su bianco perchè così questo mondo ci ama mentre lasciamo morire chi amiamo perchè potrebbe impedirci di diventare grandi tra i grandi e ...oh insomma, mi è vunuta una rabbia tale che avrei buttato il televisore dalla finestra.
E non so come mi sono ritrovata a pensare a me, a Cesare, alle zitelle del secondo piano, ad Alice , al silenzio assordante che resta quando un drogato parte per una casa di recupero e tutto sommato ho pensato che  l'odore di fumo stagnante che passa sotto la mia porta e infesta l'ingresso del mio appartamento non è una cosa grave. Del resto se avessi continuato a fumare ,probilmente, non ci avrei nemmeno fatto caso.

CHASINGPAVEMENT  DOVREI ARRENDERMI O ANDARE AVANTI?

domenica 27 febbraio 2011

I mulini a vento di Caterina

Post n°55 pubblicato il 14 Dicembre 2009 esterinaneltempo

Caterina  è nata in piena guerra fredda e le hanno dato il nome della nonna e un nome in testa non ti capita mai per caso e infatti Caterina si è stufata e vuole rimettere a posto le cose. Quelle cose che sono rimaste com'erano , congelate dal tempo e dalla rassegnazione e mettiamoci pure un pò di cocciutaggine e  intanto sono passati più di vent'anni , vent'anni di guerra fredda , e Caterina si è stufata.
E' partita da Genova , armata solo del coraggio dei suoi 18 anni , con l'intento di bussare a tutte quelle porte che non le sono mai state aperte solo perchè lei è figlia di suo padre e con suo padre nessuno voleva più averci a che fare perchè suo padre , a sua volta, c'ha la stessa testa di quell'ignorante di suo padre ma vent'anni sono tanti e mi viene il dubbio che qui un pò ignoranti lo sono ( lo siamo) stati tutti.
Però questa volta Caterina ce l'ha fatta, nel senso che almeno le porte le sono state aperte anche se dietro le porte un pò di gelo l'ha trafitta.
E avrei tanto voluto dirle che io ci ho rinunciato da un pezzo a fare il Don Chisciotte ma non l'ho fatto perchè Caterina ha ancora tutta la vita davanti per provarci, per osare, mentre io posso solo tornare con la mente a una vecchia scala che sapeva di polvere e piscio di gatto e a un grande cortile che pullulava di bimbi, più di venti ne aveva contati la zia una sera. Come gli anni che sono passati, più di venti appunto. E tanti altri ne passeranno
.

domenica 30 gennaio 2011

ancora tu

...e pensare che eri così manesco; del resto sei cresciuto a sberle e a calci nel sedere. Quand'eri bambino tua madre ti svegliava anche di notte per picchiarti e mi raccontavi sempre di quella volta che ti buttò giù dalle scale, che se non ci fosse stata tua sorella a fermarti a metà scala ti saresti rotto l'osso del collo ancora prima di arrivare in fondo . Eppure ogni volta che lo raccontavi tutti si piegavano in due dal ridere. Tu no. Per far ridere è necessario stare seri. La chiamano ironia; l'ironia è un dono. Avevo smesso anche di chiederti di accompagnarmi a Messa, le tue parodie sul vangelo facevano voltare la testa anche a chi stava tre file più avanti...
Ho sognato due serpentelli che mi venivano incontro. Camminavano ritti sulla coda e all'improvviso hanno preso fuoco. Due lingue di fuoco si avvicinavano a me ; le guardavo ma non avevo paura perchè al mio fianco c'eri tu, maglietta bianca e jeans. Ti ho guardato mentre pensavo : bruciano , arriveranno morti. Mi sono svegliata e ho allungato un braccio per toccarti. un dolore sordo allo stomaco. Ho ritratto furtivamente la mano ,memore di questi 15 anni che per un attimo è stato come se non fossero mai esistiti e ho aspettato l'alba in preda a un'angoscia indescrivibile.
Un giorno forse tutto questo dolore mi sarà utile.

mercoledì 5 gennaio 2011

l'incipit

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.

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Molti anni dopo, di fronte all'irreversibilità della vita, mi ricordai di quel giorno in cui mio padre mi spiegò perchè all'anagrafe mi aveva registrata prima come MARIA .
C'era un ghiaccio nel suo cuore.
Sono cresciuta divisa tra due nomi.
Spesso ho immaginato di essere due persone.
Una intelligente, colta, spavalda. L'altra timida, insicura spesso imbronciata.
Col tempo ho cercato di assemblare le due cose ma era come mischiare l'acqua con l'olio.
Oggi non mi chiedo più quale sia il mio nome e nemmeno mi importa.
Se non sapete come chiamarmi , indicatemi col dito.

sabato 1 gennaio 2011

sms di capodanno

La prima è Rosangela che mi scrive:" di solito ignoro le catene ma questa è bellissima...(segue testo), invia questo messaggio a nove amiche (NOVE!!!) a cui vuoi veramente bene e ti succederà qualcosa di bellissimo." A parte che non credo di avere nove amiche a cui voglio veramente bene, al massimo saranno tre o quattro, rispondo : " cara Rosy, facciamo che ti voglio bene per nove e siamo a posto così".
Paolo mi scrive: " ...a piccoli passi si scalano le montagne".
Caro Paolo, di questo passo quando arriverò in cima sarò vecchia e stanca e brutta...insomma lo vuoi capire che tutto sto tempo non ce l'abbiamo più? Ma ti rispondo che sei tanto caro e che ti auguro un più che felice anno nuovo.
Segue messaggio della Sunny, bellissimo, in dialetto lombardo ma di un lombardo che rasenta il longobardo e mi viene voglia di spedirlo a quel disgraziato di Abramo ma ci rinuncio perche' ogni volta che mi scrive usa un numero diverso e non posso mandare quattro messaggi lunghi due pagine a quattro numeri diversi e qui mi scappa il primo vaffanculo del 2011 ; senonchè mi arriva un messaggio in "spagnolo": "Hesto anno recuerda , no violinos, no pianoforte, no chitarra...hesto anno trombas!" Al che rispondo " cara Angela Felice anno nuovo e vaffanculo và, che me lo devo cercare su google come si tromba ormai..."
La Ire è sempre di uno spaziale pazzesco:"vacca merda mi si è spento il cell. proprio a mezzanotte..."
E' a questo punto che penso "questi sms meritano un post ".
Il caro Aut mi scrive mentre sto facendo la lotta col ciccio nel lettone e siccome lui sa... pensa di avermi disturbata. Caro Aut, scrivi quando vuoi, tu non mi disturbi mai.
Le circonstanze hanno poi voluto che ad Alma inviassi un mms. Un bocciolo di rosa che ha sfidato e vinto il gelo in un piccolo roseto di un cimitero al quale ormai mi ci sono affezionata. E' lo stesso bocciolo che ho inviato ad Aut il giorno stesso in cui ho scattato la foto , solo che a lui devo aver mandato il fotoritratto, mentre ad Alma la panoramica; per cui cari Aut ed Alma se volete potete anche scambiarvi la foto ma sappiate che è sempre la stessa rosa e il cimitero pure; ma sappiate anche che quello è un cimitero speciale, popolato di giovani, troppo giovani e credo sia per questo che viene curato come fosse un giardino.
Seguono gli auguri di Fulvia e altri che non menziono perchè a voi sconosciuti e sorpresa delle sorprese arrivano anche gli auguri del "mazziere"! A questo punto la domanda sorge spontanea:" avrà inoltratro lo stesso testo a tutte le altre?" La risposta mi sorge spontanea :" of course!" Per cui rispondo con un " buona notte amore", ma a quel punto è come se una spada mi trafiggesse il costato da parte a parte e mi sento come il Cristo in croce e vorrei tanto essere sepolta là in mezzo a quei giovani e corro a rifugiarmi tra le braccia del mio ciccio.
Ecco, spero di non aver dimenticato nessuno e se è successo sappiate che non l'ho fatto apposta .
VI ABBRACCIO e colgo  l'occasione per rinnovare i miei auguri e a chi non li ho fatti lo faccio ora.

Bene, adesso posso svuotare la messaggeria...;))

lunedì 20 dicembre 2010

jingle d'inverno

ho respirato l'aria gelida del mattino come mai avevo fatto in passato.

Ho tolto un chilo di ragnatele sotto la volta di un cimitero a me estraneo ringraziando sorella Morte che nella sua infinita misericordia alla fine ci rende tutti uguali mentre il carillon posto sotto il bel viso di un giovane di neanche vent'anni continuava a suonare il suo jingle; quando si è fermato sono scesa dalla scala sfidando i gradini ghiacciati,  mi sono chinata , gli ho dato quattro o cinque giri, di quelli lunghi e decisi e ha ripreso a suonare.
Mi sono arrampicata di nuovo verso la volta celeste, su per la scala, sfidando il corrimano ghiacciato con le mani nude e dall'alto ho ammirato la distesa di croci , cristi e madonne avvolti dalla brina ; ho respirato di nuovo aria gelida e un senso di pace e di giustizia mi ha avvolta come a ripararmi dal freddo.

Sono tornata a casa , ho infilato un paio di calde pantofole, ho messo un bollitore sul fuoco, ho acceso una candela profumata  ma seguitavo a respirare aria gelida.
Mi mancava quel jingle.






























domenica 5 dicembre 2010

cercami

nelle pagine ingiallite di un libro di  Simenon
tra le cosce calde e bianche delle tue amanti
tra un flacone trasparente e  un nudo falso d'autore
nelle pagine ingiallite di un libro di Simenon
cercami
nella polvere che toglie luce alle tue finestre
nel mirto che abbiamo versato e assaporato
attraverso i nostri ombelichi
nelle pagine ingiallite di un libro di Simenon
cercami
nella tristezza di quei fiori di cotone
nel rosso porpora di un quadro che grida vendetta
nelle pagine ingiallite di un libro di Simenon
cercami
nello specchio che tiene in memoria i nostri corpi nudi
e ancora li riflette
nel tappeto che ha assorbito
il mio odore e il tuo sudore e i nostri umori
nelle pagine ingiallite di un libro di Simenon
cercami
in ogni istante che ho vissuto
come fosse l'ultimo
e ho respirato sempre
come fosse il primo

nelle pagine ingiallite di un libro di Simenon
cercami
io sono ancora là.

venerdì 26 novembre 2010

trasloco (da libero a blogger)

RESET
SOTTOTITOLO:QUESTO VENTO DI PASSIONI
Uscimmo dal cinema che era già mezzanotte inoltrata.
Era stato tutto bellissimo. I cavalli, l'indiano, l'orso, la guerra, il sangue, il cuore in mano, la follia, la morte. La Passione.
Svoltammo  a sinistra , a passo veloce. L'aria era  ancora fredda eppure il giorno dopo sarebbe stato maggio. Sarebbe stata festa. Sarebbe stato bello. Sarebbe.
Un ciao veloce ad A. che abita ancora a dieci passi da me e poi la corsa su per le scale. Domani è festa, domani è bello; domani.
Quel domani che non c'è mai stato. Che ancora adesso mi manca. Che è diventato ieri prima che lo si potesse viveve.
Non è servito a niente dirti che dopo di te nessuno mai. Che mi stavi strappando il cuore e già lo vedevo lì, nelle tue mani , pulsante vivo caldo intero; ma non era quello che mi mancava.
In realtà mi hai amputato un arto.  A volte è un braccio, più spesso è una gamba. E cado. Cado spesso da quindici anni a questa parte. Dalle scale, per la strada, nella vita.
Il cuore me lo sono ripreso. Amo ancora e soffro ancora e vivo ancora ma quell'arto non mi è più ricresciuto .

Ho sceso milioni di scale, scrisse il Poeta, e dopo di te è il vuoto ad ogni gradino.
nessun dolore




NEL GRIGIO
Attraversiamo il porticato che congiunge piazzale Diaz a Piazza Duomo e inciampo in un mazzo di ombrelli lasciato a terra dal cambogiano di turno che  mi fulmina con lo sguardo proprio mentre sto per chiedergli scusa e mi scappa la poesia e pure la cortesia di chiedere scusa che intanto quello è suolo pubblico e lui nemmeno ha la licenza per venderli quegli ombrelli come io non ho la licenza di uccidere e ne deduco che a questo punto il fortunato è lui visto che la parte offesa sono io ma tiro avanti e me ne fotto.
Il duomo senza impalcature non sembra nemmeno il duomo.  Non sembra nemmeno bello,per cui è con grande rammarico che ti devo dare ragione; Il duomo non è altro che una maestosa cozzaglia ma come tutte le cozze che si rispettano c'ha il suo bel perchè e attira sempre.

Una pioggerella fine fine mi bagna la faccia. Ricordo quel giorno che ho comprato un paio di collant "fumo di Londra" perchè mi dicesti che quel colore faceva tanto "sexi"; dovrebbero farle anche "grigio Milano", tanto per rilanciare il made inItaly.
Eppure Milano era grigia anche quel giorno di metà giugno e la scuola era finita e il sole splendeva. Capolinea a Porta Romana e poi si prendeva il 13 per arrivare in duomo; ma tra un tram che partiva e uno che arrivava noi la si faceva sempre a piedi con Vasco che cantava UNA SPLENDIDA GIORNATA attraverso le cuffie dei nostri Walkman. La sera stessa K. che era ancora amica mia,me l'aveva dedicata per radio ed io mi ero quasi commossa perchè sentire il tuo nome alla radio e sapere che quella sei proprio tu ti fa sentire quel brivido lungo la schiena, é un pò come la storia delle cozze che piacciono o meglio che piacciono a te mentre  agli altri non gliene può fregare di meno.

Pensavo a queste cose eppure riuscivo a captare i pensieri della Manu che c'ha un uomo talmente pirla che va al motel e paga con la carta di credito così lei adesso sa quando e dove ma non immagina CHI.  (ma chettenefrega una cozza vale l'altra ma non basta una vita per capirlo e non glielo dico)  e intanto (in)seguivo i discorsi della Fede che è bella, bellissima ma non tace mai neanche a schiacciarla in mezzo a una porta. Ho afferrato sotto unbraccio la Rosy  che diventa sempre più esile ogni anno che passa e improvvisamente mi sono sentita stanca.
E Milano è grigia, il duomo è una cozza, i giapponesi sono troppi, i mendicanti non li guarda nessuno , K. non è più amica mia  e Milano è grigia, se ancora non s'era capito.


NE VINCITORI, NE VINTI
Ho fatto la guerra alle cimici. Mi sono strofinata le mani con la candeggina per togliere l'odore delle cimici e mi è rimasto addosso l'odore della candeggina.
L'odore della bistecca nel piatto mi ha fatto pensare all'odore di M. che era di un carnivoro pazzesco. La pelle di M. era giovane , liscia, compatta e sapeva di buono , sempre, anche quando era sudato, sporco, persino quando tornava dalla cava dove ci pescava dei pesci che sapevano di marcio e il bagagliaio della  mia auto sapeva di pesce andato a male perchè la mia auto per andare a pescare era meglio della sua. L'odore della sua auto sapeva di Arbre magique alla menta perchè "illo tempore" c'era solo quello.
L'odore dell'auto di mio padre sapeva di cane. Anzi di cagna. La cagna si chiamava Pinta ed era proprio una bella cagna ed era pure brava a scovare i fagiani che cadevano abbattuti nella riserva di caccia. Mio padre indossava sempre un giubbotto verde con tante tasche o forse era una tasca unica con due fori ai lati per far passare le braccia e quando lo indossava sapeva di muschio e foglie morte e funghi buoni da mangiare e per farci il sugo quando viene Natale.  Il Natale sapeva di capriolo e di lepre in salmì. Quella volta che al posto della selvaggina ci fu il capitone vomitai anche l'anima ma la colpa era di un embrione che poi sarebbe diventato feto che poi sarebbe diventato una bambina ma ancora non lo sapevo. Quando mi portarono la bambina, qualche ora dopo la nascita, sapeva di alcool. Cinque giorni dopo , a casa, sapeva di borotalco e pasta Fissan. Mia madre ha lo stesso odore che aveva nonna e pure zia Caterina. Odore di bucato. Sapone di Marsiglia. Lo stesso sapone che galleggiava nell'acqua tiepida del mastello dove uno dopo l'altro entravamo per il sacro lavacro della sera. Avevamo tutti lo stesso odore. L'odore di sbobba della mensa della scuola. La scuola sapeva di vecchio. Come vecchia mi sembrava l'allora quarantenne maestra delle elementari che sapeva di caramelle Golia.
Le mie mani sanno ancora di candeggina. Se bevi la candeggina non muori perchè fa così schifo che la sbocchi subito e  ti tocca pure andare al pronto soccorso dove ti fanno una lavanda gastrica e poi ti ricoverano in neurologia; così mi ha detto una giovane donna che ho incontrato sull'ascensore durante uno dei tanti ricoveri di mia madre . Però quella donna non sapeva di candeggina. Sapeva di tristezza ma più dentro ancora credo che sapesse di disperazione.
Oggi ho fatto la guerra alle cimici.
E' stata una guerra alla pari credo.
Il loro odore contro il mio.
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il commento del Roby:gli odori sono la nuova meta di induzione a comportamenti aseticci e compulsivi della società,nella tua "biodiversità" olfattiva la candeggina è solo strumento di aggressione, scuro, in un paesaggio di luce, sereno ...



*
ANCHE MACONDO DOCET
A Dimostrazione del fatto che non abbiamo bisogno di facebook per incontrare gente.
post ricaricarito ma tantosisachespessosileggonosololaprimael'ultimarigapercuiadessoleggeteviilcentroesealzateilditovelotaglio.

Un anno e mezzo lontana da Macondo. Un anno e mezzo senza pensarci e senza volerci  nemmeno pensare.
H. 14, 20: è tardissimo. Non salgo in macchina. Mi ci tuffo e volo (come sempre) in coperativa. Silvana mi starà già aspettando; ma non è Silvana che mi entra nei pensieri , è (il) Maurizio. E non riesco a togliermelo dalla testa: Maurizio , bianco come un lenzuolo, sembra uno zombie. Quella sera ci mancò poco che finisse in coma. Fortuna che c'era Mario (lo zingaro) che gli camminava dietro. Si precipito' su di lui appena lo vide stramazzare a terra , all'indietro, con le braccia aperte. Sembrava il Cristo in croce. La bocca serrata, gli occhi all'indietro. Se lo carico' su una spalla e lo portò a casa. Gli diede un paio di schiaffoni e lo butto' sotto la doccia fredda, poi gli mise un dito in bocca e lo fece vomitare. (il) Maurizio , piano piano, si riprese. Lo lascio' semi nudo sul divano e uscì perchè adesso che era finalmento riuscito a farlo rinvenire gli veniva voglia di ammazzarlo.
Entrò nel bar come era solito fare. Spinse  con violenza la porta d'ingresso che andò a sbattere contro la slot machine.  Si appoggiò con entrambe le braccia al bancone e mi ordino' un caffè corretto sambuca e incomincio' a raccontare quello che era successo poco prima. Guardai sotto la sua maglietta. Non era armato. Tirai un sospiro di sollievo. E fai bene a sospirare , mi disse, che se non era per me quello stasera finiva morto stecchito.
La porta, dietro di lui si aprì di nuovo. Più lentamente questa volta ed entro' (il) Maurizio.
Mario (lo zingaro) diede una manata alla  tazzina del suo caffè corretto che cadde rumorosamente dentro il lavello d'acciaio. Mi guardò bene in faccia. Capii.
(il) Maurizio, bianco come un cencio e lo sguardo vuoto di chi ormai vede solo il vuoto aspettava con ansia il suo campari col gin. Gli misi una tazza di caffè doppio amaro davanti. Annuì rassegnato e se lo bevve poi sempre a passo di zombi uscì dal bar e non lo rividi più.
C'è una distesa di orti dietro la coperativa. Coltivazione biologica. Produzione e vendita diretta.
Parcheggio la macchina e scendo.
C'è un uomo a sorvegliare i campi ma non è il solito "camperos".  Sembra (il) Maurizio, ma è un'allucinazione, credo, è solo suggestione.  Mi avvicino. Eppure quello non è il "camperos" di sempre.
(Il) Maurizio mi guarda con aria incredula. Io sono incredula.
Ciao, come stai? Mi porge la mano. Gliela afferro. Me la stringe. Anche tu qui. Adesso lavoro per la D.dk. mi dice. Io per la ISm rispondo.
Non chiedo di Macondo. E' un capitolo chiuso. E' un inferno passato. Non voglio più saperne.
Ecco perchè ti ho pensato. Ti stavo venendo incontro.
Sono perplessa.
Siamo energia pura dicono.
Probabilmente è vero.
 *

IO E LA IRE

pensiero. chi mi conosce abbastanza bene non pensa che io sia una merda. tanto meno chi mi conosce molto bene non pensa che io sia una merda. nemmeno i miei parenti più stretti  pensano che io sia una merda (a parte una cugina di secondo grado che però non tengo più tanto in considerazione). ed anche qui, dentro questa scatola, sia in libero che in feisbuc, non si pensa - per lo più - che io sia una merda. però. c'è qualcuno, e quando dico qualcuno dico uno in particolare, che - da molti anni - è convinto che io sia una merda. probabilmente dagli stessi anni in cui - più o meno - anche un'altra persona pensa che esterina sia una merda. quindi. nessuno di noi che conosce esterina abbastanza bene pensa che esterina sia una merda. se poi la conosceste di persona, anche per poco tempo (e vi assicuro che vi basterebbe guardarla negli occhi), capireste che lei non può affatto essere una merda. dunque. ci sono al mondo almeno due persone che pensano (e a volte sono così reali)  che io ed esterina siamo due merde. così. è andata a finire che - nel corso di tutto questo tempo - io ed esterina ci siamo quasi quasi convinte di essere due merde. ma però. due belle merde, su questo non si scherza. ora. esterina mi scrive che lei si siede ed aspetta sulla riva del fiume. io - dal canto mio - son perfino stanca di 'sto fiume che mi scorre implacabile davanti e di fianco e di dietro (comunque mi giro), ed il mio culo è diventato quadrato dal tanto aspettare. se non che. resta il fatto che restiamo e siamo due merde. due bellissime grandi grosse poderose merde. che aspettano sulla riva del fiume. riflessione. con domanda. quante possibilità ci sono che due - e dico due - merde vengano pestate e che quel qualcuno scivoli inesorabilmente dentro il fiume?
...prima o poi.
...o no
diluviaAnzi viene giu' a secchiate e come  luccica tutta la mia macchinina che non me lo ricordavo neanche più che fosse di un rosso così bello anzi m'ero abituata a vederla ricoperta  di aghi di pino e di resina e di cagate di ogni sorta e razza di uccello e mi sa che l'avevano proprio presa di mira perchè se mi guardo intorno quando c'è il sole soltanto la mia macchina sembra una trina per uccelli e intanto diluvia, anzi viene giù a secchiate e ho le spalle fradice e non so se è colpa dell'ombrello che è troppo piccolo o se è la solita storia delle spalle larghe e allora sposto la mia attenzione sui miei piedi che fanno ciak ciak dentro le ballerine allagate e pensa come sarebbe bello se mi arrivasse una secchiata dentro il cervello con tutti i pensieri che resterebbero lì a galleggiare , belli rilassati come quando si fa il bagno al mare e ci si mette nella posizione del morto che poi è la mia preferita e poi pensa se mi arrivasse una bella secchiata pure sull'anima che almeno si lava tutta, si purifica e tutti i peccati vanno a farsi benedire pure loro sotto il diluvio e domenica mattina la faccio pure io la comunione sotto lo sguardo scandalizzato delle signore perbene che  si metteranno una mano davanti alla faccia per ripararsi dal vomito verde che potrebbe uscire dalla mia bocca e l'esorcista del paese è morto un paio d'anni fa e non hanno ancora trovato nessuno che lo sostituisca. E intano diluvia, anzi viene giù a secchiate e quasi quasi mi metto a ballare SINGING IN THE RAIN in mezzo alla strada e chissà che non sia la volta buona che mi portano via, mi chiudono dentro e buttano via le chiavi e chi s'è s'è visto s'è visto.    FINITO.
 DONNE
Donne , donne e intanto siamo donne solo quando apriamo le gambe, poi ritorniamo ad essere una tra tante, tante tra mille e una su mille ce la fa e poi si scopre che pure la migliore non ce la più e beve di nascosto. Almeno Luisella beveva e basta. Beveva e se ne fotteva e le prendeva pure, pestata a sangue una sera si e una sera no da quello che poi un pomeriggio l'hanno portato via in manette ancora col suo bicchiere col campari col bianco in mano perchè cazzo almeno fatemi finire di bere e invece no ammanettato col bicchiere in mano e tanti saluti e baci, al bicchiere.
Donna che ti amerò tutta la vita se resto solo ma da quando  hai trovato una che ti apre le gambe tutti i giorni ti dimentichi persino di avere un figlio e se non mi fosse venuto il dubbio quel giorno restava a scuola a far compagnia alla bidella e a suor Gisella.
Donna donna che adesso vado in libreria e vado avanti a leggere Un cappello pieno di ciliege che ormai sono arrivata a pagina 30 e cosa lo compro a fare. Tanto il commesso è un ciccione che non se lo fila nessuna e magari gli piace anche vedermi lì a leggere e magari se apro le gambe mi regala mezza libreria ma come si fa ad aprire le gambe con uno così. Solo al pensiero mi si chiudono da sole.
Donne donne che siamo tutte brave e forti e poi si scopre che la migliore beve di nascosto e la maggior parte apre un blog e comincia per scherzare e finisce che ci vomita dentro anche l'anima.
Donne donne che oltre le gambe c'è di più però bisogna aprirle , le gambe...eh...


16 LUGLIO
La temperatura percepita è di gran lunga superiore alla mia temperatura corporea.
Le radici dell'albero che mi ripara un poco dai raggi del sole hanno spaccato il terreno e sembrano artigli minacciosi. Il fusto è tutto proteso in avanti come se volesse camminare . Io, al contrario, non ho nessuna intenzione di muovermi; me ne sto qui , seduta su questi grossi artigli che mi fanno pure male al culo e aspetto. C'è un silenzio spettrale. Questo posto è spettrale.  Nessuna mosca noiosa, neanche una cicala, una coccinella, un grillo fuori orario. Niente di niente. Sono tutti morti, penso. Eppure c'è un campo di grano a pochi passi da qui e di fianco a me ci sono delle spighe e se ci sono delle spighe ci saranno anche i papaveri. Ma dove sono i papaveri? Niente papaveri.  E facciamo a meno anche dei papaveri che era così bello trovarli ancora chiusi e aprirli per scoprirne il colore. Se era rosa lui ti amava poco ,se era rosso lui ti amava tanto. Ma anche questo è stato tanto tempo fa.
Stamattina alla messa di chiusura dell'oratorio estivo mi veniva quasi da piangere a guardare i SOTTOSOPRA . Ci ho messo quasi mezz'ora ad individuare il ciccio poi all'improvviso  eccolo là, nella sua maglietta verde . Se li avessero divisi per squadra l'avrei trovato subito ma stavano tutti alla rinfusa: i verdi, i gialli , i rossi, i blu ( i guelfi e ghibellini...no, loro no...) e quando all'offertorio si sono messi a cantare "nel  vento dell'estate ondeggia il frumento" facendo ondeggiare le braccia da destra a sinistra e da sinistra a destra mi è venuto proprio il magone e mi sono messa ad ondeggiare anch''io sotto lo sguardo incredulo di mia cugina che mi ha afferrato le braccia dicendo: biffina tu non ce la fai più...! E' vero. Io non ce la faccio più. Però lo vedi quel ciccio con la maglietta verde e un casco esagerto di capelli sulla testa ? Ecco lui ce la farà sempre. Lui non dovrà imparare a volare. Lui non dovrà mai chiedere. E questo mi basta.
Guardo il frumento che mi sta accanto e mi accorgo che sta ondeggiando. Vuoi vedere che se mi concentro bene riesco anche a  materializzare qualche papavero???????

ANNASPO
E' tutto il giorno che annaspo. Ho persino messo la testa fuori dalla finestra ma faceva un freddo picchio e il picchio picchia di brutto; il freddo cane al confronto è una brezza.
Questa è stata la settimana delle scimmie e dei picchi . 30 goccie di delorazepam (che costa meno perchè è un generico ma è uguale a quello che costa tanto ma non fa un cazzo pure lui, per cui tanto vale buttarsi sul generico) e anche le scimmie antropomorfe le abbiamo sistemate e pure  il picchio rosso sta bello incollato sotto la spataffiata di dove vive e cosa mangia e come si riproduce.  E  a proposito di animali....domani è il 7 di marzo e pensa se saltasse fuori come dal nulla, come quella volta che saltò fuori dal nulla, quella maglietta con scritto sopra sei una merda perchè mi pacerebbe tanto spedirla al mio congiunto, visto che per il cielo siamo ancora congiunti, tanto per vedere l'effetto che fa nel  momento in cui la sua nuova congiunta, ma solo per lo Stato, per il cielo no, riceve la suddetta maglietta e si legge la scritta alla luce del sole che gliela stampa sulla faccia e la illumina di immenso e si, lo voglio proprio vedere che effetto le fa ,come quando si va allo zoo comunale per gridare aiuto aiuto è scappato un leone, per vedere di nascosto l'effetto che fa.
vengo anch'io! no tu no. Ma perchè. Perche no !
E NON RESPIRO. ANNASPO .

IO NON HO PAURA






Il lungo corteo avanzava lentamente verso la Basilica Minore di San Giovanni Battista.
Davanti, i bambini , splendidi nella loro tuta d'ordinanza, formavano una compatta macchia bianca mentre dietro di loro una scia dai colori scuri si muoveva ondeggiando come gli ZOMBI sul ponte di Brooklyn.
Sopra le nostre teste  donnine anziane e curiose osservavano dai loro balconi e tra i panni stesi facevano bella mostra di sè bandiere e sciarpe nerazzurre che sarebbe anche ora e tempo di togliere.
Il ciccio si staccò dal gruppo e mi prese per mano: meglio così , pensai, sei l'unico con la maglia rossa e la colpa è mia che mi sono dimenticata di dirlo a tuo padre che doveva metterti quella bianca. Quando ho torto lo ammetto sempre, peccato che raramente mi capita di avere torto. Vorrei avere torto molto più spesso dal momento che è molto più facile chiedere scusa piuttosto che mangiarsi il fegato aspettando scuse che non arrivano mai.
"Mamma quando muoio faccio il fantasma e ti vengo a trovare"
"ma che carino , così mi spaventi. No guarda, se proprio ci tieni , tira i piedi a tua sorella e poi cosa dici...stupidino!"
"Perchè, tu hai paura di morire? Io no."
"Ma certo che NON ho paura! Lo so anch'io che non si muore. L'ho fatto anch'io il catechismo..cioè , voglio dire, lo so che è così.....( più o meno, forse , magari...). Senti, quando siamo in chiesa cerca di stare composto e di non svaccarti sulla panca come fai di solito e fammi vedere le tasche, mica ti sarai portato i dischetti della Nazionale, guarda che te le suono sul serio oggi. ( ...intanto ho cambiato discorso. Che è meglio).
"No, li ho lasciati a casa i dischetti. Ho sete, dammi la bottiglietta "

Tieni la bottiglietta e poi si, io ho paura ma mi consolo pensando che non sono cara agli dei per cui penso che mi lasceranno qui ancora per un bel pezzo.
Che a pagare e a morire c'è sempre tempo.  
 
*
IL CAPPIO D'ORO E LE OSSA DA SBATTERE
Vendeva case che non esistevano e faceva soldi a palate. Si vociferava che avessero anche un maggiordomo. Lei vestiva come se dovesse fare da testimone d'onore ad un matrimonio e invece andava solo a prendere il pane. Poi smise anche di prendere il pane che tanto la sera andavano sempre al ristorante per cui il pane non era buono neanche per farlo seccare ed impanarci le cotolette.
Il pargolo era di un impacciato pazzesco; portava il papilllon a catechismo e le scarpe di D&G per giocare a calcio.
Poi venne il momento di consegnare le case.
Lui si mise un cappio intorno al collo (una robusta fune da tracking comprata a Madonna di Campiglio)e spirò dondolando appeso ad un traliccio dell'Enel.
Lei indossò un paio di occhiali PRADA e andò rifarsi tinta e messa in piega per essere in ordine il giorno del funerale.
Il pargolo si sistemò il papillon e tenne un contegno rigorosamente inglese (unplumb)come gli era stato insegnato e la madre ne fu così fiera che si regalò un cordoncino di seta con fermaglio in oro per infilarci il grosso ciondolo di giada che le aveva regalato lui prima che il cantiere fantasma uscisse allo scoperto.
Sono passata a dirti che non ci posso andare all'assemblea a scuola perchè coincide con l'orario del catechismo per cui se non ci vai tu va a finire che non ci va nessuno e poi è sempre meglio che ci vada tu che tanto io le insegnanti le vedo tutti i giorni e mi basta e mi avanza pure.
Ti ho visto mentre sbattevi quelle ossa in angolo.
Lei sotto il vestito è soltanto ossa. /se vesti firmato e superi la 38 sei ridicolo/ e lei non vuole essere ridicola.
Ho avuto un urto di vomito.
*


LA STRADA CHE NON C'è
Svegliarsi una mattina e accorgersi di aver camminato  troppo tempo su una strada che non esiste.
La rabbia di essersi stancati tanto per nulla.
Tanto valeva sedersi ed aspettare.
Come aspettare un treno perso o un vecchio tram che arrugginisce in un'autorimessa.
Come aspettare Godot.
Avrei comunque perso tempo ma almeno non mi sarei stancata.
Mi volto. Vorrei tornare indietro. Ma un dietro non c'è .
Mi siedo. Aspetto. Anche aspettare stanca.
Lavorare stanca.
Pensare che basterebbe fermarsi cinque minuti prima di stancarsi.
Non camminerò più.
La corrente mi trascinerà via.
Mi portera' là.  Dove tu non sei.

domenica 14 novembre 2010

IL MAZZIERE

La colpa fu di Nostro Signore Gesu' Cristo , credo, che diede all'uomo il dono del libero arbitrio...
In fondo non siamo altro che animali e come tali ci comportiamo. Anche gli animali soffrono, si ammalano, si accoppiano, si riproducono e comunicano. Tra di loro  essi comunicano proprio come noi. Di certo non inviano sms, mms, non hanno un blog ma molto più semplicemte comunicano , verbalmente, cosa che noi non sappiamo più fare.
Quattro cani per strada e la strada è già piazza e la sera è già notte ,se ci fosse la luna si potrebbe cantare... 
Siamo come cani. Tu sei un cane. E ti ho fatto un complimento. Chiedo scusa ai cani.
I cani non regalano fiori ma possono stare intere giornate sul davanzale di una finestra ad aspettare che torni e poi ti fanno festa. Quanto mi manca  Pippo, l'unico cane che mi abbia veramente amata.
Anche tu non regali fiori. I fiori eravamo noi. Un grande mazzo di fiori perchè una rosa non basta a profumarti la giornata. Ti servono anche i colori  e le forme, tante forme, morbide per accogliere i tuoi insani pensieri e taglienti quanto basta a farti salire l'adrenalina che ormai sonnecchia sotto un cumulo di benzodiazepine.
Ma col tempo i colori sbiadiscono e i profumi svaniscono. Hai fatto morire i fiori e ti sei messo a giocare a carte.
Per giocare a carte è sempre meglio usare il solito vecchio mazzo.
Le carte nuove scivolano tra le dita e sono dure da mischiare; le carte vecchie formano un ventaglio perfetto, si appiccicano tra di loro e si mischiano che è una bellezza.
Ho capito il tuo gioco. Un re può giocare solo a scala reale e tutte le carte hanno lo stesso valore. Dal  primo all'ultimo asso ti servono tutte e una regina di cuori non vale più di un due di picche e sei talmente cane da non accorgerti che ormai hai soltanto un ventaglio di due di picche tra le mani  e che hai già perso la tua partita.
Ti restanto gli scacchi, ma sarebbe scacco matto anche quello.

martedì 9 novembre 2010

INCIPIT

Sicchè come per paradosso, proprio lei che da sempre pensava che mai e poi mai si sarebbe impantanata in un amore che non le spettava e che mai le  sarebbe appartenuto, proprio lei si innamorò di un uomo che aveva mille donne magari non tra le mani ma nella testa tra cui la mamma, le amiche di sempre, le sue pazienti , la moglie che non si capiva bene che ruolo avesse, una zavorra forse , un punto fermo a cui tornare quando tutto il resto veniva inghiottito dalla quotidianità e si dissolvevano i transfert e i controtransfert e la mamma finalmente taceva e gli ambulatori chiudevano e le amiche tornavano al loro posto come pedine su una scacchiera e allora lui tornava, insoddisfatto ma sempre tornava e pensava che poco più in là avrebbe potuto ipnotizzare col suo sguardo lo sguardo di un'ingenua commessa che forse non aspettava altro di essere ipnotizzata non certo da un principe azzurro ma nemmeno da un amore che non le apparteneva e che non sarebbe mai stato suo. Ma i giorni passavano e le sere anche quelle dopo che lui era passato per il solito saluto e poi il solito abbraccio e poi il solito bacio. E lei si perse dentro a tutte queste sere aspettando che la sera arrivasse fin dalla prima luce del giorno . e allora capì che era amore e che non sarebbe stato facile scacciarlo neanche quando scoprì del di lui male e della sua vita non vita, come lui la chiamava, e decise che sarebbe andata fino in fondo anche se non sapeva quanto fondo sarebbe stato il fondo perchè scendere con lui glielo faceva sentire Suo anche se Suo non era. Fino a quando si accorse che stava scendendo da sola perchè lui stava sempre un pezzo più avanti e lei dietro , sola, a rincorrerlo o ad aspettarlo quando si sentiva persa ed era in quei momenti che avrebbe voluto dirgli Basta insieme a te non ci sto più ma più ci pensava e meno trovava il coraggio di farlo e adesso  che finalmente era a lui a dirle basta si sentiva come a mezz'aria, le gambe inesistenti non rispondevano ai comandi e una confusione mentale e una spossatezza dell'anima, quella di lui, tanto  che di nuovo riusciva a comprendere il significato di quella parola, così paradossalmete splendida tanto che avrebbe voluto  chiamarsi così.  Disperazione
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lunedì 1 novembre 2010

muri di gomma

rimbalzo contro muri di gomma
invisibili agli occhi
ma tangibili all'anima
le scheggie sono ben conficcate
sotto la pelle che non vuole cedere
a volte qualcuna la sfilo
e il sangue mi scorre a fiumi
restano
cicatrici sottili
silenti testimoni
delle mie battaglie